Il sodalizio artistico tra Maurice Ohana e Abel Carlevaro è uno dei meno conosciuti del XX secolo.
Nonostante la figura di Narciso Yepes sia stata un riferimento per il compositore, il chitarrista uruguaiano ebbe un ruolo di assoluta importanza in tutta la carriera di Ohana. È una storia lunga oltre trent’anni, dalla cui stima e amicizia nasceranno un Concerto mai eseguito e un brano, Estelas, che il mondo delle sei corde ha dimenticato. Il lavoro di archivio di Alfredo Escande, discepolo e biografo di Abel Carlevaro, ci ha permesso di analizzare passo dopo passo tutte le vicissitudini che hanno portato due simboli del ‘900 chitarristico ad avere un’affinità così speciale.
Tutto nacque da circostanze casuali: Alberto Ohana in un viaggio in treno conobbe Abel Carlevaro e gli parlò del fratello, compositore e pianista. Non è ancora chiaro quando si siano incontrati Maurice Ohana e Abel Carlevaro: molto probabilmente era il 1948, anno in cui quest’ultimo arrivò per la prima volta a Parigi. Non si hanno neanche testimonianze dei loro appuntamenti, ma una prima lettera, datata 23 marzo 1949, ci fa pensare che i due artisti avessero la chiara intenzione di collaborare:
“Caro Abel, mi auguro che il tuo viaggio in Spagna sia andato bene. Io sono abbastanza occupato con la parte di un balletto da finire, con le prove e con l’esecuzione di quel “Concerto” che sta andando avanti molto bene. Per questa ragione fino ad oggi non sono riuscito a lavorare sui pezzi per chitarra, che spero di finire al tuo rientro. Scusami se non ti ho inviato la parte come ti avevo promesso, ho avuto poco tempo. La signorina di Valmalète non mi ha mandato ancora un preventivo per te, però è venuto qui mio fratello, il quale dice che dovresti cambiare la data del concerto perché è troppo vicina a quella del secondo di Segovia. Lo vedremo quando verrai. Telefona oppure passa da casa non appena rientri. Ti saluto augurandoti buone cose. Mauricio Ohana”.
Quando Carlevaro si trasferì nel 1949 a Parigi presso l’Hotel Peyris di Rue du Conservatoire, i contatti tra i due artisti si fecero frequenti. Diverse lettere del 1950 dimostrano che non solo stessero lavorando ad un Concerto per chitarra e orchestra (con una dedica particolare: “Para Abel Carlevaro, qué tiene manos de faraón”), ma che fosse già pronto il secondo movimento. Il 28 aprile venne eseguita a Parigi una riduzione per chitarra e piano: ne abbiamo la conferma in quanto diversi canali d’informazione, tra cui La Mañana di Montevideo e un corrispondente della BBC nella capitale francese descrissero l’evento. Lo conferma lo stesso chitarrista in un’intervista di Gonzalo Solari pubblicata da Guit Art nel 1999. Nonostante Carlevaro avesse lasciato Parigi per raggiungere Barcellona, i due musicisti continuarono a lavorare sul progetto. In una lettera del 10 luglio seguente, Maurice Ohana scrive: “[…] Mia moglie sta molto bene e festeggia la felice conclusione del Concerto, augurandoci il meglio. Come dicevo, comincerò dalla parte per piano e chitarra che ti manderò a Barcellona […]”.
Era praticamente tutto pronto per dare un’ultima revisione e lasciar spazio alle cadenze; il compositore voleva che questo lavoro venisse svolto dall’interprete. Il 6 agosto Ohana inviò una lettera con la riduzione in allegato: “Caro Carlevaro, ti invio la prima parte della riduzione per piano e chitarra. Manca la cadenza, che potrai aggiungere sulle pagine in bianco che ho lasciato e che ti ringrazierei se me la mandassi quanto prima con tutti i dettagli, affinché abbia la parte completa. Inviamela certificata a questo indirizzo o via posta. Comincerò domani lo stesso lavoro per la terza parte che riceverai a breve. Mi scrivono dalla radio che vorrebbero inviare la parte ad un comitato di lettura per aggiungere il Concerto in programma, per questo aspetto la tua cadenza impazientemente. […]”.
La revisione non tardò ad arrivare, anche se mancava l’allegato con la cadenza, probabilmente per mancanza di tempo tra un viaggio e l’altro, oppure perché il chitarrista uruguaiano si auspicava di incontrare di nuovo personalmente il compositore francese.
Il 28 settembre Maurice Ohana scrisse: “Caro Carlevaro, ricevo per il momento la tua lettera, sono felice che sia rimasta conforme alla versione finale del Concerto. Manca solo la cadenza, che non ho ancora ricevuto, per terminare il primo tempo (ossia, la parte) e spero che non faccia ritardo perché ho intenzione di sottometterla alla direzione del programma della radio la prossima settimana. Se ci sono dettagli da cambiare, non influiranno nell’insieme, quindi tutto può essere inviato alla commissione così com’è. Ho orchestrato l’ultimo movimento basandomi sui contrasti, molto leggero dal punto di vista dell’accompagnamento e molto carico, invece, nelle parti per ensemble sola. Credo che sarà bello. Sarò a Parigi il prossimo martedì 3 ottobre e spero che mi chiami non appena arriverai per dare l’ultima revisione al lavoro […]”.
Un problema, quello della cadenza, che portò Maurice Ohana ad insistere spesso per avere le bozze il più velocemente possibile. Quando Carlevaro seppe di dover rientrare in Sudamerica, cercò in tutti i modi di non lasciare l’Europa senza aver suonato una première del Concerto. Nacque però il problema legato alla logistica: chi avrebbe coperto i costi di viaggio da Barcellona a Parigi per le prove? Carlevaro, considerando le difficoltà, chiese al compositore di viaggiare verso Barcellona per dare un ultimo ritocco al brano.
In una lettera del 2 dicembre, Ohana espresse tutte le problematiche del momento, senza nascondere una certa impazienza: “Caro Carlevaro, mi dispiace molto che non rientri a Parigi per dar l’ultima revisione al Concerto, il quale, come sai, è pronto da tre mesi. Avevo pensato alla data del 12 novembre ed ho dovuto posticiparlo al 10 dicembre, anche se ora vedo che non sarà possibile eseguirlo prima del prossimo anno e già sai che una volta cominciata la trasmissione, i programmi sono pronti e non si può cambiare più niente. Per quanto concerne la possibilità di andare a Barcellona, ti ringrazio per l’invito però sarà impossibile, non ho il tempo e nemmeno i mezzi per farlo. Cosa significa che non puoi venire prima della tua partenza? D’altra parte, diverse persone a cui ho suonato sezioni del Concerto sono molto interessate ed ho ricevuto la proposta di farne una trascrizione per clavicordo, che accetterei se non ci fossero possibilità che tu lo suoni entro un anno. Segovia mi ha chiesto di vedere il Concerto ed ha dedicato un po’ di tempo alla lettura. Mi ha detto che gli sembra un bel lavoro, però non so effettivamente come andrà a finire. […] Non smettere di darmi notizie sui tuoi progetti. Io andrò a trovare mia madre per qualche giorno, per questa ragione passerò a Madrid il 20 gennaio […]”.
Come sappiamo, Andrés Segovia, lontano dal repertorio che avesse un qualsiasi richiamo di matrice flamenca, non suonò mai nessun lavoro di Ohana, a maggior ragione dopo la scelta del compositore di scrivere per chitarra a dieci corde, strumento a cui aveva riservato molte critiche. Quando il ritorno in Sudamerica di Carlevaro venne confermato, l’organizzazione dell’evento subì una fase di stallo. Fu forse il momento più difficile per i due musicisti, i quali cercarono in tutti i modi di trovare un punto d’incontro, che purtroppo non venne raggiunto.
Da Casablanca, il 14 gennaio Maurice Ohana scriveva: “Caro Carlevaro, ho ricevuto la tua lettera che mi hanno mandato da Parigi. Non so se sarà possibile passare in Spagna al mio ritorno perché ho impegni a Parigi e mi è impossibile spostarli e troppo tardi se decidessi di stare a Madrid otto giorni. Come non hai trovato il modo di venire a Parigi anche per sole due settimane?! Il Concerto, come ti ho detto, sta aspettando da ottobre e se non ci mettiamo d’accordo per fare una prima esecuzione non so quando si potrà fare, considerando che te ne vai. […] Se trovo il modo di ritornare in Spagna, nonostante non dovessi passare più di tre giorni a Madrid, ti avviserò subito, oppure deciderai tu se vale la pena venire a Parigi oppure no […]”.
Carlevaro tentò di convincere Ohana con un’ultima lettera, prima del suo rientro. Il 31 gennaio, l’ultimo contatto epistolare tra i due musicisti, è un arrivederci che lascia pochi dubbi: “Caro Carlevaro, ho ricevuto la tua lettera alla quale credo di aver già risposto, lasciando aperta la possibilità di un mio possibile passaggio a Madrid. Non sarà possibile questo viaggio perché non ho tempo e mezzi, visto che qui sono solo per liquidare alcuni affari di famiglia e nel frattempo gli impegni a Parigi soffrono di un certo ritardo. Così che se tu avessi modo di passare per alcuni giorni, potresti portare la parte finita e pronta per l’esecuzione. Se non ci sarà modo, non so quando, né come torneremo a incontrarci. Io sicuramente non mi muovo da Parigi, però se tu vai in America la situazione, come sai, non promette bene. So che si è suonato il Concerto di Rodrigo, da parte di un certo Yepes, credo. Come ti dissi, ho cominciato una trascrizione per clavicordo della quale non si avrà la parte fino all’autunno prossimo. […]”. Dopo questa lettera, svanisce la possibilità di eseguire il concerto, il quale verrà rielaborato solo sette anni dopo da Narciso Yepes e suonato nel 1961 con l’Orchestra Sinfonica di Londra. Il secondo movimento lavorato con Carlevaro, invece, divenne una Sarabanda per clavicembalo e orchestra. Non si conoscono, però, le cause di questo finale così amaro. Secondo quanto supposto da Alfredo Escande, Carlevaro si sentì un po’ messo da parte dopo aver contribuito ad un lavoro così grande; forse si aspettava un aiuto maggiore da parte di Ohana, che portasse ad avere dei fondi da Radio France e rientrare a Parigi, anche solo per quell’esecuzione. Quello che sarebbe stato un viaggio di pochi mesi, divenne una permanenza di oltre 23 anni in terra natìa, in cui il chitarrista ebbe modo di lavorare sul materiale didattico e sulle composizioni che lo resero noto nel mondo delle sei corde. Quando nel 1974 Carlevaro ritornò a Parigi, lo attendeva una grande mole di lavoro, dovuta alla promozione dei suoi metodi e della sua musica. Malgrado i numerosi impegni, non tardò a raggiungere l’amico compositore, il quale per tutto quel periodo aveva continuato a vivere a Parigi nello stesso appartamento in cui si erano lasciati più di vent’anni prima. Nell’intervista pubblicata nel 1999 da Guit Art, Carlevaro raccontò con precisione il loro incontro: “Quando tornai a Parigi nel 1974, incontrai di nuovo Maurice Ohana. Portai la chitarra con me, visto che lui manifestava una forte delusione rispetto alle possibilità dello strumento perché -secondo lui- non poteva competere con il piano in quanto a produzione del suono. Per dimostrarlo, posizionò entrambi gli avanbracci in linea retta, unì le mani e premette tutti i tasti compresi tra un gomito e l’altro, producendo una sonorità molto bella. Io gli dissi: -Mauricio, questo è il piano. Ora ascolta cosa può offrirti la chitarra: non sono solo sei corde. Ohana mi rispose, dopo aver ascoltato qualcuna delle mie improvvisazioni: -Abel, mi piace molto. Aspetta che prendo un foglio, scriviamo qualcosa. Così, elaborando i suoni che io producevo, cominciammo a lavorare con tanto entusiasmo, che quando finimmo era già passata tutta la notte. Io dovevo viaggiare il giorno dopo, così lui mi diede il foglio, incaricandomi di riempire la parte per completare il brano. Io gli promisi che lo avrei fatto. Dopo un lungo anno, terminai il lavoro e suonai per la prima volta Estelas nei concerti che diedi nel periodo in cui insegnavo nei corsi organizzati da Radio France e Roberto Vidal a Parigi”.
Nacque così Estelas, che secondo gli archivi -contrariamente a quanto detto da Carlevaro- venne suonato per la prima volta a New York, il 16 marzo del ‘77 e riproposto in Francia, Colombia e Uruguay. L’esecuzione ebbe un grande successo da parte della critica; il 10 ottobre Ohana scrisse: “Caro amico Abel, sono felicissimo di ricevere tue notizie! Proprio in questi giorni mi chiedevo che fine avesse fatto Estelas. Vedo che è stato un trionfo e continuerà così nelle tue mani. Ti ringrazierei se mi mandassi una copia, perché non ricordo nemmeno come sia la parte […]”. Dopo l’ulteriore successo del brano, il compositore provò ad insistere, scrivendo due lettere, datate 21 novembre ‘78 e 21 marzo ‘80: “[…]Ti ringrazierei se mi mandassi quanto prima una fotocopia del brano per pubblicarla qui e depositare un numero di copie presso la casa editrice Berry […]”, “[…] Continuo a non avere notizie della parte di Estelas per chitarra, che mi avevi promesso di inviare un anno e mezzo fa. Considerando che non ho ricevuto niente, vorrei che mi facessi una fotocopia e che me la mandassi al più presto perché si sta pubblicando il catalogo dei miei lavori e a questo titolo non corrisponde nessuna musica […]”. Ohana ricevette una risposta solo il 30 giugno successivo, quando Carlevaro gli scrisse che sarebbe andato a trovarlo personalmente a Parigi, durante il suo rientro previsto il 21 luglio. Da quel momento, è difficile capire cos’abbia spinto Ohana a non voler più pubblicare il brano. Secondo gli studi di Escande, Carlevaro eseguì il brano ben 43 volte, in 13 paesi diversi, tra marzo 1977 e settembre 2000. Vi sono, inoltre, tre registrazioni: una di luglio ‘79 a Porto Alegre, una seconda per la televisione spagnola dell’89, un’ultima a Erlbach, in Germania, del ‘97. Abbiamo un documento, datato 31 dicembre 1980, in cui Ohana lascia quella che sarà l’ultima notizia del brano: “Felice anno nuovo, con tante belle cose. Estelas è in “maturazione”, aspettando qualche piccola modifica prima di essere pubblicato. Un abbraccio affettuoso. M.Ohana”.
Nelle interviste degli anni successivi Ohana rifiutò pubblicamente la sua ammirazione per la chitarra tradizionale; rispondendo alle domande di Pascal Bolbach, nel 1982 disse: “Molto presto mi sono sentito disgustato nella gabbia limitata dalle sei corde […]”. In questa stessa intervista lasciò un indizio non indifferente: “[…] Ho appena scritto una nuova suite, Cadran Lunaire, che sarà editata da Billaudot, per commissione di Luis Martín Diego, è il primo lavoro per chitarra, dopo quasi vent’anni”. C’è da chiedersi come mai ci sia stato un distacco tale da rifiutare la pubblicazione e quasi l’esistenza del lavoro stesso, dopo aver manifestato un grande interesse negli anni precedenti. È difficile dare una risposta chiara alla questione, anche se attraverso l’analisi dei manoscritti e delle revisioni successive è possibile trovare dei punti che potrebbero segnare una svolta al tema. Durante un momento di riflessione e di ascolto insieme al collega Ruben Seroussi, Alfredo Escande notò che vi erano delle somiglianze tra Estelas e Cadran Lunaire. Comparando i due manoscritti e successivamente il brano per chitarra a dieci corde, è facile notare che vi sono momenti di assoluta analogia, che portano a pensare come Ohana avesse rivalutato il lavoro evitando lo strumento tradizionale.
Non solo, ma si nota chiaramente che il compositore adattò diverse revisioni dello stesso Carlevaro. Secondo chi ha elaborato questa idea, quando nella cartolina del 31 dicembre 1980 Maurice Ohana scriveva che il brano aspettasse “qualche piccola modifica prima di essere pubblicato” si riferiva ad una revisione che poi, col tempo, divenne un lavoro a parte in grado di esaltare meglio la sua idea grazie alla chitarra a dieci corde.
A distanza di anni, ancora non si conosce bene il perché di tutte queste scelte, di cambi repentini e manoscritti smarriti. Non si sa neanche se Abel Carlevaro sapesse davvero che Ohana stesse usando il materiale di Estelas per Cadran Lunaire, se le cadenze del Concerto siano state frutto del lavoro di Yepes, oppure se Ohana abbia utilizzato i manoscritti del 1950. È forse troppo rischioso trarre conclusioni affrettate, ma sarebbe una cattiva scelta lasciar passare gli anni senza aver trovato materiale che faccia riaprire un nuovo spiraglio interpretativo. Pur considerando le questioni ancora aperte, è doveroso continuare a raccontare un’amicizia così longeva e prolifica, che ha saputo colorare il Novecento con la propria arte, della quale sarebbe ingiusto perderne le tracce.
Si ringraziano Alfredo Escande, Corinne Monceau, Dominique Souse e l’associazione Les amis de Maurice Ohana per aver gentilmente fornito le informazioni e le immagini presenti nell’articolo.
Traduzione di Giuseppe Mennuti
Uscito originariamente su Guitart n. 101