Daniela Fantechi (*1984) è una compositrice, performer e ricercatrice fiorentina. Le sue opere sono state eseguite in Italia, Austria, Spagna, Germania, Portogallo, Inghilterra, Francia, Svizzera e Belgio. Ha partecipato a residenze artistiche per Kultur Kontakt a Vienna e per St.A.I.R. a Graz. È membro fondatore del collettivo Blutwurst ed esecutrice elettronica di Azione_Improvvisa Ensemble. Laureata in musicologia, vanta anche una solida competenza in pedagogia musicale.
In questa intervista esploreremo la sua poliedrica attività artistica, con un focus particolare sull’uso creativo dei microfoni piezoelettrici, elemento distintivo della sua ricerca sonora, e argomento del suo dottorato presso l’Istituto Orpheus di Gent.
Ciao Daniela e grazie per aver accettato il nostro invito.
La tua attività musicale è sfaccettata e si articola su diversi piani: compositrice, performer, ricercatrice. Potresti parlarci della tua ricerca compositiva negli ultimi anni e di come l’utilizzo dei piezoelettrici ha influenzato il tuo processo creativo?
In che modo questa tecnologia ha ampliato le tue possibilità espressive?
Qualche anno fa ho iniziato a interessarmi ai microfoni piezoelettrici e alle possibilità legate al loro utilizzo in relazione agli strumenti acustici. Uno degli aspetti che mi ha colpito maggiormente, su cui poi ho voluto mantenere alta l’attenzione è quello del cambio di prospettiva nell’ascolto: usare un microfono piezoelettrico su uno strumento acustico significa attivare un’esperienza d’ascolto mediata da una tecnologia peculiare, che porta a percepire il suono come estremamente vicino. La materia sonora strumentale è inquadrata in un ascolto che può essere definito “stetoscopico”, laddove i microfoni piezoelettrici non sono usati solo per amplificare quei suoni altrimenti impercettibili, ma anche per produrre un materiale sonoro altro attraverso la reinterpretazione di gesti strumentali, come glissandi, ribattuti, etc.
Il brano Et Ego, per chitarra classica e live electronics è stato il tuo primo approccio alla chitarra classica, in cui hai esplorato vari aspetti dello strumento, lontani dalla sua tradizione, tra cui diversi suoni percussivi e intere texture di suoni inarmonici, variamente generati. Come sei arrivata all’idea di esplorare la chitarra classica in questo modo non convenzionale?
La mia ricerca compositiva verte in maniera sostanziale sull’esplorazione di suoni meno convenzionali e sulle possibilità di combinare suoni di natura eterogenea, come suoni di carattere più percussivo, con suoni in cui la componente frequenziale è predominante. In questo senso, la mia ricerca si pone in continuità con l’esplorazione delle tecniche estese nel contesto della musica del XX secolo, con un particolare riferimento al lavoro di Helmut Lachenmann e alla sua idea di musique concrète instrumentale.
In et ego due microfoni piezoelettrici sono fissati sulla cassa armonica della chitarra per amplificare lo strumento, permettendo la produzione di suoni estremamente sottili, sia sulle corde che sulla cassa. L’uso dei piezo restituisce un’iper-amplificazione che mi ha permesso di giocare con gesti molto piccoli e diversi (colpi, glissati, grattati,…) su tutta la superficie della chitarra, inclusi alcuni colpi sui piezo stessi. Ho lavorato inoltre su alcuni piccoli frammenti tratti dal Tristis est anima mea, dal Tenebrae Responsoria di Gesualdo da Venosa, caratterizzati da cromatismi peculiari. E dal momento che la chitarra non può produrre suoni tenuti, ho utilizzato l’elettronica, che va a attivare dei freeze su alcune note, per produrre lenti cambi di texture attraverso la sovrapposizione di lunghi suoni tenuti.
In “Hidden Traces”, sempre per chitarra classica, l’esplorazione sonora si spinge ancora oltre, coinvolgendo anche parti dello strumento solitamente non utilizzate. I piezoelettrici diventano, in questo caso, non solo mezzo di amplificazione, ma veri e propri strumenti di ricerca sonora. Potresti raccontarci la genesi di questo brano e le sue peculiarità?
Questo lavoro nasce per una performance all’interno di una galleria d’arte. Qui la chitarra e l’elettronica creano un sistema chiuso, attraverso l’uso di due microfoni piezoelettrici e di due trasduttori posti sulla cassa di risonanza, che amplificano il suono della chitarra attraverso lo strumento stesso. I due piezo utilizzati svolgono funzioni diverse. Il primo è fissato sulla cassa di risonanza della chitarra e ha una funzione di amplificazione e di ascolto per l’elettronica. Il secondo piezo è mobile ed è gestito dal performer che lo utilizza per esplorare lo strumento attraverso una serie di gesti possibili. Il piezo è usato come uno stetoscopio che ascolta e lascia emergere una materia sonora che prende vita all’interno dello strumento.
I gesti musicali che interagiscono in questo lavoro sono dunque di tre tipologie diverse:
- suoni prodotti attraverso l’uso del piezo mobile – suoni di carattere percussivo o più “rumoroso” – che possono subire manipolazioni elettroniche attraverso l’attivazione di diverse tipologie di granulatori,
- suoni sinusoidali, prodotti elettronicamente, che vanno a mettere in risonanza tutto il corpo vibrante dello strumento attraverso i trasduttori,
- suoni di radio (tratti dal progetto radioghetto, https://soundcloud.com/radio-ghetto) che si attivano in determinati punti in relazione alla dinamica dei gesti del piezo.
Questa terza tipologia rappresenta le “tracce nascoste” nella trama sonora.
Diversi brani nel tuo repertorio hanno in organico la chitarra elettrica. Quali aspetti di questo strumento ti affascinano maggiormente? E quali potenzialità, a tuo parere, attendono ancora di essere sviluppate?
Essendo parte attiva dell’ensemble Azione_Improvvisa (fisarmonica, chitarra elettrica, tiorba e elettronica) ho la fortuna di poter osservare da vicino questo strumento, e di scrivere per chitarra elettrica attraverso un confronto diretto. Nei lavori che ho scritto per questo organico peculiare, mi sono però concentrata molto sulla combinazione e la creazione di timbri d’insieme, usando la chitarra elettrica come una parte del suono complessivo. Sicuramente sono moltissime le potenzialità che vorrei esplorare, penso in modo particolare a tutta la sfera dei pedali e degli effetti, che decisamente non ho ancora approfondito abbastanza.
Non hai mai esplorato l’utilizzo dei piezoelettrici nelle tue composizioni per chitarra elettrica. C’è una ragione dietro a questa scelta? Credi che ci sia spazio per una ricerca in questo senso, simile a quella che hai condotto sugli strumenti acustici?
La ragione per cui non ho mai usato i piezo sulla chitarra elettrica è che il mio interesse verso questa tecnologia è partito e si è concentrato sulle possibilità di rendere “elettronico” uno strumento di natura acustica. I miei lavori con i piezo, oltre ai due lavori citati per chitarra acustica, sono per piano, per strumenti ad arco, per percussioni. Ma non escludo a priori la possibilità di esplorare l’utilizzo dei piezo anche con la chitarra elettrica in futuro.
Oltre ad essere una compositrice, sei anche attiva come performer, sia all’elettronica con Azione_Improvvisa che con fisarmonica e pianoforte nei Blutwurst. In che modo questa tua esperienza da esecutrice influenza il tuo approccio alla composizione? Come si nutrono a vicenda queste due sfaccettature?
La mia attività di performer è sicuramente molto importante per la mia esperienza compositiva. Da un lato mi permette di conoscere gli strumenti più da vicino, nonché di stare in contatto con gli aspetti più contingenti della prassi esecutiva. Dall’altro lato mette in discussione il mio ruolo di compositrice, per come questo ruolo è tradizionalmente inteso., Questo avviene in special modo rispetto al mio lavoro all’interno dell’ensemble Blutwurst: qui i brani sono creazioni di natura collettiva, per cui le mie competenze compositive sono messe a disposizione di un pensiero di gruppo, che mette a confronto personalità musicali affini, ma comunque diverse, producendo uno scambio che mi permette di crescere e mi arricchisce.
Per concludere, potresti svelarci qualche anticipazione sui tuoi progetti futuri?
A cosa stai lavorando in questo momento?
In questo momento sto lavorando ad un brano solista per fisarmonica, e sto cominciando a progettare un’installazione elettroacustica.